sabato 19 ottobre 2013

AUSL unica della Romagna, 10 anni di spesa sanitaria - 2. Il dettaglio

Volevo capire cos'è che ha fatto così tanto aumentare negli anni la spesa annua per abitante come si vede nel mio post precedente. Così ho creato delle semplici rappresentazioni grafiche a linee per mettere in evidenza sia la composizione di dettaglio dei costi di produzione (quali spese pesano maggiormente) , che la velocità di crescita (da confrontare magari con l'inflazione). Il grafico superiore rappresenta dunque le voci che compongono il costo di produzione annuo per abitante , il grafico inferiore rappresenta la composizione ancora più dettagliata di tali voci. In particolare il grafico superiore può essere usato come 'filtro' per il grafico inferiore, infatti se si clicca su una linea del grafico superiore allora nel grafico inferiore compariranno solo le componenti della linea cliccata.

Per tutte le AUSL è abbastanza evidente che il costo per i servizi è la parte preponderante della spesa sanitaria inoltre è anche la parte che è cresciuta con maggiore velocità (per esempio in 10 anni a Ravenna si è passati da 779 Euro a 1083 Euro per abitante all'anno, +39%). Se si entra nel dettaglio di questi costi per i servizi esplorando il grafico inferiore (basta passare col mouse sulle linee) si osserva che essi sono composti prevalentemente da costi per servizi ospedalieri, farmaceutica e 'altra assistenza' (bisognerebbe capire meglio cosa copre tale catagoria).
Tutte le componenti dei costi per i servizi sono in aumento tranne la farmaceutica.

La seconda voce più importante della spesa sanitaria riguarda il personale ospedaliero del ruolo sanitario (prevalentemente medici) che però in 10 anni è cresciuta assai meno velocemente della spesa per servizi per tuttle le AUSL. La spesa per il personale ospedaliero è almeno 10 volte più grande di quella per il peronsale amministrativo o tecnico o professionale.

La terza voce più importante è la spesa per l'acquisto di beni , anch'essa in aumento costante in tutte le AUSL. Entrando nel dettaglio di questa voce di spesa si nota che essa è composta perlopiù da costo per l'acquisto di medicinali e che tale costo è aumentato esponenzialmente; significa che per ogni abitante le medicine costano più del doppio rispetto a 10 anni fa.

Link al grafico per visualizzazione a schemo intero



giovedì 10 ottobre 2013

AUSL unica della Romagna, 10 anni di spesa sanitaria

Recentemente ho assistito ad un incontro pubblico riguardante l'ormai noto progetto di riorganizzazione della sanità romagnola. Il direttore dell'azienda sanitaria di Ravenna Dott. Des Dorides ha citato tagli per il prossimo anno all' ASL di Ravenna per 31 Milioni di Euro. Mi è venuta dunque la curiosità di capire l'ammontare della spesa sanitaria delle AUSL romagnole per metterle a confronto.

Ho quindi trovato i conti economici in formato open data (per la verità l'unico formato disponibile è .xls ) della spesa sanitaria 2001-2010 sul portale del Ministero della Salute, chiaramante mi sarebbe piaciuto arrivare fino al 2012 ma il principio di dati 'tempestivi' non è ancora stato afferrato.
L'elaborazione non è stata semplicissima poichè durante gli anni è stata variata la riclassificazione dunque ho dovuto fare un lavoro di mappatura tra vecchie voci e nuove voci. Il risultato finale dell'unificazione sono voci di bilancio a 4 livelli di dettaglio. In più ho eseguito una normalizzazione della spesa sanitaria in base al numero di abitanti di ciascuna provincia nel decennio 2001-2010 (per ripartire gli abitanti della provincia di Forli-Cesena che contiene 2 AUSL ho semplicemente diviso a metà il numero di abitanti totali, confortato in questa ripartizione dal PAL dell'AUSL di Cesena che cita una bacino di utenza di circa 200.000 abitanti).

Dal grafico si nota bene che la spesa sanitaria (voce 'costi della produzione') è cresciuta costantemente e a ritmo sostenuto per tutto il decennio (Ravenna è passata da 535 Mln a 790 Mln di Euro, Rimini da 366 a 620), evidenziando una spesa per abitante più accentuata per Cesena e Forlì rispetto a Ravenna e Rimini. Anche la spesa sanitaria per abitante è cresciuta a ritmo notevole nel decennio complice sicuramente l'invecchiamento progressivo della popolazione e probabilmente anche la mancanza di reattività del sistema sanitario ad adeguarsi mantenendo efficienza.

In ultimo, filtrando per voce di conto economico (selezionare sul filtro 'UTILE o PERDITA d ESERCIZIO') si può notare che le AUSL romagnole sono state sempre in perdita nel decennio considerato, e che la AUSL di Ravenna si è distinta in negativo su questo aspetto.

A mio avviso ad un prossimo inconto sarebbe utile che i relatori esponessero gli impatti economici della riorganizzazione basandosi su questi dati, su quali voci di bilancio andrà ad incidere maggiornmente la riorganizzazione?
Link per visualizzazione a tutto schermo, consgliato.




Link per la seconda puntata...

martedì 1 ottobre 2013

Come fare Open Data nei piccoli Comuni

Condivido un breve articolo che abbiamo scritto io e Patrizia Saggini del Comune di Anzola Emilia (ultimo suo articolo su CheFuturo) in seguito alla nostra esperienza di ‘collaborazione’ sul tema della liberazione e visualizzazione dei dati di bilancio (qui i risultati , qui la dataviz ). L’articolo è diviso in 2 parti redatte rispettivamente da Patrizia e da me.


Come fare OPEN DATA nei piccoli comuni


Da un po' di tempo si parla spesso di OPEN DATA, tanto che con 2 provvedimenti normativi (prima il decreto crescita e poi il decreto sulla trasparenza) lo stato italiano ha deciso che tutti i dati debbono essere pubblicato in un formato aperto.
Il tema e' complesso e ha risvolti che vanno dal tipo di licenza, al formato, alla piattaforma da utilizzare, ecc. e implicano aspetto giuridici e informatici,  ma in questa sede parlerò solo degli aspetti organizzativi: perché i dati non escono per magia da un database, ma debbono essere "trattati" nel modo dovuto, soprattutto in questo momento in cui il processo di pubblicazione deve ancora prendere forma.


Se si fa una breve ricerca sulla rete, salta subito all'occhio che solo i Comuni di grandi dimensioni si sono cimentati con questo tema; e i comuni piccoli?
Ricordiamoci sempre che su un totale di poco più di 8000 Comuni italiani, l'80% ha una popolazione inferiore ai 15.000 abitanti, e quindi si parla di realtà medio piccole.


Come può fare un piccolo comune a cimentarsi con gli OPEN DATA?
Proverò a dare alcune indicazioni: come si fa per una ricetta di cucina, ecco quali possono essere gli ingredienti:
  1. innanzitutto un progetto e un referente definito (non dimentichiamoci che ogni ente può avere le migliori intenzioni, ma se non c'e qualcuno che conduce il gioco, difficilmente l'obiettivo verra' raggiunto)
  2. un referente per ciascun settore, perché i cambiamenti non si fanno da soli, ma insieme alla struttura (ci vuole più tempo, ma fa crescere l'organizzazione)
  3. un po' di formazione non guasta, perché comunque una minima base teorica e' necessaria
  4. un censimento delle basi dati da cui estrarre ciò che ci serve, sapendo come possiamo utilizzarle ai nostri fini
  5. la collaborazione di qualcuno (Comune capoluogo? Provincia? Regione?) per la pubblicazione dei dati (difficilmente un piccolo Comune può investire risorse in costose piattaforme o siti tematici)
  6. e per ultimo, ma non per ultimo, occorre darsi uno sguardo intorno, cercando i software free che danno modo di rappresentare i dati: e' vero che stiamo parlando della pubblicazione dei dati in formato "grezzo", ma e' anche vero che i dati sono patrimonio dei cittadini, che hanno anche il diritto di leggerli e capirli con facilita'.


Ed ecco che il gioco e' fatto!


Meno male che ad un certo punto di questa avventura anche la rete mi ha dato una mano, perché sono entrata in contatto con un "civic hacker" (sembra una brutta parola, ma tranquilli, non fa male a nessuno!), che mi ha fatto conoscere un modo veloce e abbastanza facile per rappresentare i dati di bilancio.


I risultati sono pubblicati in questa pagina, e a breve pubblicheremo tutti i dati di bilancio (preventivo e consuntivo) dal 2011 al 2013 sul portale della Regione Emilia Romagna, con cui abbiamo sottoscritto un accordo.



Come un piccolo Comune può entrare in contatto con un civic hacker


Ma poi cos’è un civic hacker? Cito una delle definizioni che si può trovare qui http://www.codeforamerica.org/2013/06/07/defining-civic-hacking/, quella che a me piace di più : “Civic hacker sono persone che lavorano insieme in modo rapido e creativo per fare delle loro città luoghi migliori per tutti”
Ecco penso che ci sia molto bisogno di ‘civic hacking’ nelle nostre città, nei nostri paesi, nei nostri territori. E’ una nuova forma di impegno civico e credo che anche le piccole comunità possano avere vantaggio nell’alimentare questo tipo di partecipazione.
Nell’ambito dell’open government poi, le amministrazioni di piccole realtà , che magari stentano a trovare budget per progetti in questo campo, hanno fortemente bisogno di coinvolgere pezzi di società civile che abbiano qualche competenza in merito. Ma come possono farlo? Ecco come la vedo io :


  1. Individuando, all’interno dell’ amministrazione, persone che abbiano la giusta sensibilità per i temi della trasparenza, della partecipazione, dei dati aperti. Degli innovatori, a prescindere dal loro mansionario, cui affidare lo sviluppo di relazioni con il variegato mondo degli hacker civici.


  1. Cercando e tessendo connessioni con i gruppi e le associazioni, quanto più locali possibili, che si occupano in qualche modo di nuove tecnologie. Ritengo che , ad esempio, da un LUG (Linux User Group) di una cittadina possano nascere interessanti idee di civic hacking.


  1. Presidiando i network e i canali in rete che si occupano di dati aperti e di open government, in questi gruppi ci sono persone che possono aiutare lo sviluppo delle idee che una amministrazione vorrebbe realizzare. Un esempio perfetto è il gruppo di Spaghetti Open Data


  1. Favorendo tutte le iniziative locali (aggregative, formative, ludiche, etcc…) che hanno una cifra innovativa, cercando in questo modo di coltivare e di far crescere nella popolazione la propensione all’innovazione che sarà dei futuri ‘civic hackers’


Il lavoro di apertura della PA che è necessario se si vuole progredire sui temi di  trasparenza, dati aperti, partecipazione legati alle nuove tecnologie, è di sicuro un lavoro lungo e complesso, soprattutto in piccole realtà dove il digital divide frena questo tipo di innovazione; credo però che lo sforzo debba essere compiuto perchè dietro a queste innovazioni si nasconde un valore notevole per tutti.